Leggete qua:
Autoritratto 1-2-3
ovvero
Tutto quello che avreste voluto sapere sull’autoritratto lo dice sicuramente qualche libro. Il resto e’ qui.
Una delle domande che mi fanno piu’ spesso e’:
come si fa a fotografarsi?
Risposta: si mette la macchina sul cavalletto o su un piano, ci si piazza davanti alla macchina fotografica. Fine tutorial.
(ahahahah come sono spiritosa)
Ci sono principalmente tre modi:
– Usare un telecomando.
– Usare uno specchio.
– Usare il self-timer incorporato nella macchina fotografica.
Il primo e’ un metodo che non descrivero’ nel dettaglio perche’ il vero ghetto fotografo non possiede un telecomando. Ad ogni modo consiste nel piazzarsi davanti alla macchina e premere un bottone.
Usare uno specchio non vuol dire solo fare il classico scatto con la faccia coperta dalla macchina fotografica. Questa foto e questa foto, ad esempio, sono state scattate usando lo specchio del mio bagno, usando come unica fonte di illuminazione la luce che c’e’ sullo specchio.
Scattare allo specchio e’ come giocare a biliardo: e’ tutta una questione di angoli.
Siccome magari potrebbe non essere chiaro, vi ho disegnato uno stilosissimo schemino che dovrebbe spiegare il concetto:
[Ah, le cose che ho imparato al corso Optics: the light of modern physics]
Come si vede chiaramente dal braccio tagliato della seconda foto, per scattare basta allungare un braccio e premere il pulsante di scatto. La macchina fotografica -se lo specchio e’ pulito- mettera’ a fuoco sulla vostra immagine. Se lo specchio e’ sporco invece mettera’ a fuoco sulla polvere e voi sarete tristi e sfocati.
A volte puo’ essere una scelta.
Con le digitali compatte e’ utile controllare con la coda dell’occhio l’inquadratura nel monitor LCD, per vedere quello che state inquadrando.
Ovviamente sto presupponendo che abbiate un cavalletto.
Quando non ne avevo uno, io usavo costruzioni poco stabili e molto ingegnose (si, vabbeh…) con quello che avevo in casa.
Un consiglio: in questo caso mettere dei cuscini per terra puo’ essere una buona idea.
non chiedetemi perche’ lo so.
[Non mi ritengo responsabile delle macchine fotografiche che fate cadere perche’ non siete bravi a costruire costruzioni ingegnose.]
Nel caso vogliate evitare di avere un braccio tagliato in ogni singola foto, puo’ essere comodo usare il self timer della vostra macchina fotografica.
Usare il self timer di fronte allo specchio vi permette di controllare la postura come se fotografaste qualcun altro ed e’ comodo nel caso vogliate fare aggiustamenti minimi: non e’ sempre facile correre davanti all’obiettivo e rifare esattamente la stessa foto “ma con il braccio un po’ piu’ su”.
Inoltre vi permette di mettere a fuoco su di voi come se fotografaste qualcun altro.
Perche’ e’ cosi’ difficile mettere a fuoco un autoscatto?
[E’ un errore piuttosto comune, ma quando si scopre come funziona ci si sente stupidi…]
L’errore piu’ comune e’ quello di comporre l’immagine, mettere a fuoco, premere il pulsante, mettersi di fronte all’obiettivo.
Se la vostra macchina mette a fuoco lo sfondo a 5 metri e poi voi vi inserite a 2 metri dall’obiettivo, otterrete delle immagini con il soggetto sfocato e lo sfondo nitido.
Se avete una funzione manuale, puo’ aiutare usare un diaframma piu’ chiuso e quindi di conseguenza tempi di esposizione piu’ lunghi (c’e’ da imparare a stare fermini e buonini, pero’).
Pero’ a questo punto servirebbe una lezione sulla profondita’ di campo, che non faro’. Qui, se vi interessa e’ spiegata molto bene.
In ogni caso, e’ meglio “dire” alla macchina a che distanza abbiamo intenzione di metterci.
Come?
Io uso pupazzi di peluches su cui metto a fuoco e che poi sposto a calci quando mi ci devo mettere io, al loro posto. Oppure un cavalletto leggero con attaccato un palloncino (che sarebbe la mia testa) che sposto al volo una volta premuto il pulsante di scatto.
Un’alternativa meno faticosa e’ quella di mettere a fuoco un oggetto che sia a distanza equivalente e poi tenendo premuto a meta’ il pulsante di scatto (nella maggior parte delle macchine digitali si usa per il blocco della messa a fuoco) ricomporre l’immagine e premerlo del tutto, facendo partire il conto alla rovescia.
Per finire parliamo dell’inquadratura: come faccio a sapere se mi sto fotografando o se sto prendendo solo un braccio?
Con il tempo e con i tentativi la macchina fotografica diventa una specie di occhio: si impara a capire quando sta “guardando” verso di noi e quando invece sta guardando altrove.
[ovviamente il tratteggio corrisponde all’inquadratura]
Confrontando l’immagine nel mirino o nel monitor LCD con lo spazio che abbiamo di fronte e’ utile trovare dei punti di riferimento.
Nel particolareggiato e bellissimo (…) schemino qui sopra e’ evidente che se mi metto tra il tavolo e la lampada sono nell’inquadratura.
Se stringo l’inquadratura e taglio via il paralume della lampada in alto, e’ ovvio che partira’ anche un pezzo di testa.
E’ una questione di percezione del proprio corpo in relazione allo spazio e di solito comunque quando si scatta in digitale non e’ difficile verificare se l’inquadratura e’ corretta ed eventualmente aggiustarla per lo scatto successivo…
Soprattutto all’inizio e’ utile mantenere l’inquadratura un po’ larga ed eventualmente croppare l’immagine in Photoshop.
Il ghetto fotografo, pero’, non ha generalmente molti megabyte a disposizione e quindi e’ bene imparare a sfruttare tutto lo spazio concessoci dall’inquadratura.
Ma se stiamo usando uno sfondo uniforme? come diavolo facciamo a capire cosa stiamo inquadrando?
[ci sono sicuramente anche altri metodi, questo e’ quello che usavo io]
Il barbatrucco che usavo all’inizio e’ molto semplice: segnavo con lo scotch di carta, quello che usano i muratori, i limiti dell’inquadratura, come se si trattasse di una cornice immaginaria. stare dentro la corince vuol dire stare nella foto.
Se guardate bene questa foto nell’angolo in alto a destra si vede il limite del “segno” di scotch.
Non c’e’ niente di trascendentale, solo una serie di ovvieta’ che pero’ sono ovvieta’ dopo che le si conoscono, in effetti.