This entry has been published on 3 Maggio 2011 and may be out of date.
FOTOGRAFIA REFLEX, in collaborazione alla Infront Motor Sports, organizzatrice del Campionato Mondiale Superbike, alla Canon ed al team Castrol Honda World Superbike sta selezionando fra le persone che invieranno delle foto quindici fortunati che potranno fotografare in pista le moto del Campionato, attrezzati come professionisti.
E quando ve ricapita?! Io ho già mandato le mie, sorelle di quella che vedete qui sopra, voi cosa aspettate?
14 risposte su “Tutti in motoooooo”
Grazie per la tua risposta, mi fa piacere che ci avevi pensato.
io sono ancora al lavoro.
In giro in posti tristi a volte.
Tutti hanno fretta e li accontento per paura di perdere i clienti.
Se solo pagassero veloci quanto lo sono io a produrre e a consegnare…
buonanotte.
Intendevo 10mila abbonamenti, non 10.
Avevo fatto fare una sorte di studio di fattibilità per una rivista del settore fotografico con lo stesso approccio di Altro Consumo. Al di là degli investimenti iniziali per lo start up (assai alti se si vogliono fare le cose come dio comanda e avere un minimo di credibilità… e da qualche parte gli investimenti debbono pur arrivare… le uniche fonti potrebbero essere le banche – ma anche in quel caso non credere che non ci siano “inquinamenti” con i marchi) è stato calcolato che si potrebbe arrivare a circa 10 abbonamenti annui a regime (per regime si intende due anni sul mercato – e sono stime ottimiste), fermo restando una consistente parte di budget destinata alla copertura dei costi per i primi due anni. E tenuto anche presente il settore di nicchia (Altro consumo è una rivista generalista, tocca tutti i temi e francamente la tiratura è un conto, la vendita è un altro…).
Fai tu i conti.
Fermo restando che se vinco 50 milioni di euro al superenalotto è il primo progetto su cui mi butterei a pesce, fino ad allora si va avanti cercando con fatica i compromessi, valutati caso per caso.
rimango dell’idea che gli importatori e le case dovrebbero fare il loro lavoro.
cioè produrre bene, vendere meglio e se possibile rispettando l’etica e gli altri.
i giornalisti pure come tutti noi del resto dovrebbero avere meno contatti possibile con i produttori.
partendo dal fatto che siamo tutti in buona fede, ma credo che il sistema intero ne gioverebbe.
Altroconsumo, per esempio è una rivista che si vende solo per abbonamento, non ha un rigo di pubblicità ed utilizza laboratori per i test indipendenti. altroconsumo ha una tiratura di 300.000 copie, tutte pagate.
non penso sia possibile replicare questo in tutti i campi, ma è uno spunto di discussione.
concludo dicendo che anni fa durante un cambio di modello di una fotocamera, usci un articolo che diceva che una tal versione tipo 8080 sarebbe diventata 8080s e l’importatore ritirò la pubblicità per mesi.
Personalmente sento il bisogno di una maggiore trasparenza, che non significa che pensi male, bisogna agire in modo che non ci sia la possibilità per nessuno di pensare male.
questo l’ho imparato lavorando con gli americani, anche se a volte parlano bene e…
grazie per il tempo che dedichi alle risposte.
buonanotte.
Volevo fare una considerazione prima di rimettermi al lavoro visto che avrò quattro giorni allucinanti e probabilmente non mi collegherò mai.
Certe mie posizioni alquanto rigide su certe iniziative, comunque positive, per taluni, vengono anche da considerazioni di carattere etico. Un mio amico, ed io lo seguii, venne estromesso da una pubblicazione perché aveva sollevato il problema del conflitto di interessi fra i nostri articoli e la presenza ingombrante degli inserzionisti. Quando portavamo un’idea il direttore andava subito a vedere se questa dava fastidio a qualcuno, se fosse il caso di divulgare l’uscita di un nuovo modello prima che gli stock in magazzino fossero finiti ed altre cose.
Noi giravamo tutti con mezzi e prestati dalle case, per mesi. Non mi arrivavano neanche le multe se le prendevo.
Per chiudere. Ho delle riserve, che vengono dalla mia esperienza di fotografo per una quindicina di riviste di vario tipo, da quelle specialistiche per le tipografie, a quelle sui motori diffuse ovunque, a quelle per i consumatori, riviste per attività dove non si poteva nominare un marchio i un articolo se quel mese c’era la pubblicità di un’altro. Dicevo ho delle riserve riguardo a certe iniziative che coinvolgono tutti. Dall’inserzionista abituale, il grande marchio,alla rivista stessa. Nessuno ti obbliga a scrivere qualcosa. Ma oggettivamente diventa difficile esprimere opinioni difformi dopo che con il cliente hai condiviso giorni, belle esperienze, fatto amicizie, quando ti ci senti al telefono tre o quattro volte alla settimana, quando mi hanno prestato uno scooter per mesi o sono andato in vacanza con la loro station wagon in Spagna regalandogli le foto.
Ovviamente questa è solo la mia esperienza. Che non può rappresentare un dato statistico, ma che condiziona i miei punti di vista.
Faccio quindi gli auguri a Claudia e ai suoi collaboratori perché loro sicuramente hanno trovato un modo più bilanciato per gestire il rapporto con chi li aiuta a realizzare queste iniziative.
Sperando che nello stesso tempo possano affrontare anche temi a me cari sui problemi legati alla fotografia professionale. Mi sembrava un buon modo di concludere una discussione generata da mie intemperanze.
In bocca al lupo.
Giorgio, io ti faccio invece un altro esempio.
Utilizzo attrezzatura Nikon, da sempre, a parte una breve parentesi con Sony.
Nel mese di novembre Nikon se ne uscì con una promozione D700+Aspiratutto Roomba. Lo slogan era più o meno così “Papà è felice con la D700, Mamma è felice con Roomba”.
A dicembre uscì un mio articolo che riportava questo paragrafo, in apertura:
“Recentemente ha creato subbuglio una campagna promozionale di un noto marchio che
regala un robot aspiratutto a chi acquista una
reflex prosumer. Lo slogan, “Papà è felice
con la macchina fotografica, mamma è felice con l’aspiratutto”, diciamolo, non è proprio il massimo non tanto e non solo lato politically correct (concetto che, francamente,
come i referendum, ha un po’ stancato soprattutto se utilizzato strumentalmente) ma
riguardo la scelta del target: la fotocamera
sembra studiata apposta per mani femminili,
è leggera e, pur non essendo un’ammiraglia,
regala prestazioni eccezionali sia lato intuitività dei comandi, sia lato resa fotografica,
tanto è vero che è utilizzata da molti pro come primo corpo.
Noi donne, si sa, anche quando ci sforziamo di far prevalere il lato Ugo che c’è in noi siamo altamente emotive (che non è sinonimo di isteriche): perché dunque rischiare di
irritare un’utenza sempre più presente nel
panorama fotografico con simili approcci?
Ah, saperlo! Prendendola sul ridere, lancio
un appello ai single e/o casalinghi disperati:
io già possiedo quella fotocamera, ma sarei
felice di averne una di scorta, per cui se decidete di approfittare della promozione per
avere il robot ma non sapete cosa farvene
della reflex, potete spedirmela all’indirizzo
della redazione”
Reazioni da parte di Nikon? Nessuna, in senso negativo intendo. Nel frattempo cambiarono la pubblicità prima dell’uscita del mio articolo. E’ stato un errore, l’hanno corretto. Io come professionista continuo a collaborare con loro e la pubblicità esce regolarmente sulla rivista.
Allora, di cosa stiamo parlando?
In generale è facile puntare il dito, ma visto che in questo caso specifico stavi interagendo con me, e puntavi il dito sulla rivista per cui collaboro, forse un minimo, dico un minimo di cautela avresti potuto adottarla. Non mi curo di quanto fanno gli altri, vado avanti per la mia strada, giusta o sbagliata è la mia. Ma non posso fare finta di nulla quando leggo parole come le tue.
A me nessuno ha mai detto “questo non scriverlo”. Mai. E se fosse capitato ti assicuro che avrei avuto ben altre reazioni.
E’ chiaro però che se avessi un approccio come il tuo, contro sempre e comunque e a prescindere, probabilmente gli atteggiamenti nei miei confronti sarebbero differenti.
Vuoi altri esempi di mie prese di posizione “contro” e a favore della categoria?
Questo articolo sui furti di fotografie, con indicazioni pratiche, anzi PRAGMATICHE, su come difendersi, prima e dopo il furto: http://www.claudiarocchini.it/blog/terra-di-nessuno-2/
Perdona i toni, ma se tu hai un senso di giustizia molto alto, il mio sull’ingiustizia delle generalizzazioni è molto più alto del tuo, dunque ti pregherei per il futuro, quando parli di me e della rivista per cui collaboro, ti avere una visione grandangolare invece che zoom. E, soprattutto, di togliere il tappo dall’obiettivo.
Buona giornata
dimenticavo, quanto all’utilizzo bonario della dicitura “cani e porci” sono fermamente convinto delle tua buona fede, ma non posso che rifarmi alla letteratura psicoanalitica che individua nelle parafrasi anche se usate bonariamente, un’origine inconscia scaturita da convinzioni personali. (Vedi i lapsus).
Ora vado. Mi aspetta un’icona russa.
Grazie a tutti per l scambio di idee.
Internet su questo è fantastico, trovo che abbia specialmente nei blog, svincolati dagli sponsor un livello di libertà e delle potenzialità rivoluzonarie che la stampa ufficiale ha perso da tempo.
Buona giornata a tutti e grazie ancora.
Giorgio.
Mi viene in mente la frase che scrisse sul suo diario Thomas Mann, il famoso scrittore ed intellettuale tedesco, premio Nobel nel ’29.
Il giorno dello scoppio della seconda guerra mondiale, col suo seguito di milioni di morti ed atrocità, scrisse che gli faceva male la pancia.
Anche lui non si occupava di ideologie, e probabilmente il suo approccio alle problematiche del vivere era molto pragmatico.
Io sono schierato, quando vedo una pubblicità di un marchio e poi subito dopo un redazionale sulal stessa rivista la cosa mi fa pensare. Non sono cotrario al marketing, ma non posso assecondare un suo utilizzo a tappeto che svuota di contenuti l’informazione, negando di fatto le problematiche esistenti delle varie categorie.
Sì vabbè, adesso pure la psicanalisi a distanza. Mi ricordi quelli che dopo dieci minuti di conoscenza cominciano a spiegarmi come sono fatta :)
Ti è passato per la testa che quell’espressione l’ho usata volutamente, consapevole del suo significato palese e nascosto?
Provo a spiegartela diversamente: “cani e porci” sta a identificare quella “massa” di persone che, qualificandosi come professionista, è una delle cause del degrado del settore. E mi pare che su questo punto tu, qui e altrove, con tuo nome e con nick strumentali, abbia più volte sottolineato questo punto.
Dai Giorgio, se avessi lo stesso approccio con te, visto il lessico che utilizzi, comincerei ad appellarti come farebbe Berlusconi (rif: comunisti), e in senso spregiativo.
Ma io non sono interessata al confronto strumentale e fazioso, vado al nocciolo di quanto uno dice senza pretese di spiegargli perché e percome lo dice e, soprattutto, senza usare in modo capzioso le sue espressioni.
Chiudiamola qua.
Saluti.
Giorgio,
primo: la dicitura “cani e porci” era seguita dalla specifica “in senso buono”, per far capire che visto che ormai chiunque si qualifica come fotografo, è necessario per certi eventi prevedere una selezione più rigida. Se poi decidi di usare le mie parole in senso strumentale, come se avessi mancato di rispetto alla categoria, non è un problema mio.
secondo: metti assieme due argomenti che non c’entrano nulla l’uno con l’altro.
La difesa della categoria? Sono le solite lagne. Sì, ho detto LAGNE, le stesse di sempre. Cambiano le circostanze, ma sono sempre quelle. 20 anni fa c’era chi si lamentava di quelli che vendevano le stampe a 100 lire, perché rovinavano il mercato. E nessuno faceva nulla. Eppure gli stampatori di qualità, oggi come allora, esistono sempre.
Vittime di un sistema?
Anche, forse. Ma continuare a lagnarsi non è la soluzione. Forse se ci si sforza di proporsi in modo differente, qualcosa cambia.
Il senso di questa operazione è dare la possibilità gratuitamente di fotografare in contesti che un fotoamatore si sogna, con attrezzatura professionale.
Marketing? Pubblicità? Anche, certo. E qual è il problema? Pensi davvero che 15 fotoamatori siano la causa di esclusione di 15 professionisti dagli accrediti?
Ma per piacere, cerchiamo di non essere demagogici.
Le foto vengono pagate poco perché è il mercato che lo impone. Ed è così a livello mondiale. Fammi capire, nell’attuale contesto io editore dovrei pagare chessò 300 euro una foto per due pagine di servizio?
Ma semmai, forse, le pagherò a Gigi Soldano, per farti un nome.
La centralità del fotografo non esiste più. E’ un dato di fatto e la colpa non è certo delle riviste che a loro volta, non so se te ne sei accorto, non viaggiano certo in buone acque.
Per il resto, sinceramente sono una persona pragmatica e non mi occupo di ideologie.
Buongiorno cari. Premetto che i miei spazi sono a vostra disposizione senza bisogno che vi scusiate per il loro utilizzo tanto più se ad utilizzarli sono piezzecore come voi.
Premesso questo, capisco lo sfogo di Giorgio anche se non lo condivido in pieno. Non penso sia colpa di iniziative come questa se il mercato fotografico in generale è in crisi. Vero anche che io lo vivo da amatore e non da professionista ma mi son fatto l’idea che la crisi in questo campo è dovuta “semplicemente” alla evoluzione del mezzo fotografico che ha consentito, come dicevi tu Giorgio, a chiunque sia normodotato e con una buona attrezzatura di fare foto decenti e sopratutto utilizzabili hai fini editoriali.
In tutta sincerità non ho letto ancora il regolamento completo ma mi aspetto chieda l’uso delle foto prodotte per la pubblicazione delle stesse su siti e quant’altro per promozione e via dicendo. A me fa gola sinceramente partecipare, da motociclista, alla vita dei box. E se a questo aggiungi la parte fotografica, con la possibilità di rubacchiare un po di “mestiere”, capirai la mia voglia di partecipare all’evento ^_^
Poi se invece vogliamo affrontare il discorso sul furto o sull’utilizzo delle immagini senza autorizzazione (e retribuzione) è un’altro discorso. Anche io sono stato vittima di “furti” per i quali sono arrivato a chiedere all’avvocato sul da farsi ed ho il dentino leggermente avvelenato.
ho solo riportato la mia esperienza di “raccomandato”.
a me fortunatamente non è mai successo di essere rimasto fuori. arrivo prima, mi scelgo i posti, mi prestano i tele (al massimo ho il 200 di mia proprietà).
Certe iniziativa mi fanno pensare, tutto qui.
quando vedo i COLEGHI fuori, mi viene un po’ di tristezza. Per me non ci sono “porci e cani” ci sono persone, professionisti, gente che lavora e che ha una famiglia, non lo so se voglino entrare per cazzeggiare, ragiono col mio metro che è quello di fotografare per vivere.
Bisogna decidere da che parte stare, come diceva Francesco De Gregori su una sua canzone:
…”Tu da che parte stai?
Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati?
O di chi li ha costruiti? Rubando?”…
E il senso di tale operazione qual’è? dimostrare che con una buona attrezzatura anche i fotoamatori possono produrre immagini decenti? questo già si sapeva.
ma mai nessuno muove un dito quando giornali mandano ai fotografi “listini” dove decidono tariffe da fame tipo un euro a scatto.
Non mi dovrei scaldare su queste cose, data che la mia nicchia di mercato, seppure in crisi come tutti non è toccata più di tanto da queste cose, noi siamo in pochi e non ci sono “porci e cani” dentro i musei.
Ma ho visto troppi amici messi male, vittime di un sistema che sta sempre di più emarginando il professionista.
Certo, ci sono professionisti anche dall’altra parte.
Quelli che dicono che in fondo “prelevare” una foto da flickr e convertirla in b/n senza nome e gratis, in fondo è normale.
quelli ormai stanno dalla parte di chia ha costruito i supermercati.
Io ovviamente non sto dalla parte di chi ruba nei supermercati, però mi sento vicino agli esclusi, forse perché da ragazzo ero chirichetto… sto dalla parte di chi vive di fotografia e credo nella centralità del fotografo, che per motivi di marketing e di interesse sta diventando sempre di più un fotoamatore.
E lotto contro di questo. E resisto.
E’ facile passare dall’altra parte. prima quando sei studente ti lamenti della stanza a 400 euro, poi quando ti compri casa e poi un’altra ti dimentichi presto e anche tu affitti le stanze a 400 euro agli studenti.
Io non sarò mai così, perché noi col nostro agire possiamo portare una testimonianza.
Ho deciso da che parte stare.
già… e poi le foto se le tengono loro, ci fanno pubblicità ai vari marchi, e loro hanno speso solo i soldi per prestarti un po’ di attrezzatura, hanno un bel ritorno a costi bassisimi.
fra poco bisognerà pagare per fare questo mestiere.
non sono un fotoreporter, ma a volte mi capita, mio malgrado di documentare eventi.
quando chiedo l’accredito mi chiedono subito per quale testata o per quale agenzia lavoro. come se appartenere a qualche parrocchia fosse garanzia di serietà, o peggio accrescesse il tuo diritto di professionista che paga le tasse per fotografare un evento.
Scommetto che lo stesso giorno che 15 fotoamatori fotograferanno l’evento sportivo ci saranno altrettanti professionisti esclusi perché non hanno santi in paradiso.
In certi eventi entro quasi sempre con l’accredito di uno degli sponsor, nello specifico mio cliente, al quale fotografo i manager dietro la scrivania, oppure i magazzini pieni di roba, o la facciata della sede al tramonto.
Poi prima di entrare mi succede spesso di vedere colleghi, amici sconsolati che cercano in ogni modo di lavorare, ma che non li fanno entrare.
La scusa più idiota è quella che usano questo espediente per vedersi l’evento gratis…
qualche anno fa pensavo che la situazione non potesse peggiorare.
Invece…
Giorgio, non funziona proprio come hai detto: le fotografie vengono pubblicate in relazione all’evento. E riguardo alla frase “loro hanno speso solo i soldi per prestarti un po’ di attrezzatura”, francamente te la potevi risparmiare.
Forse non hai ben presente i costi che ci sono dietro a un evento del genere. Te ne dico qualcuno: muovere uno staff redazionale, muovere uno staff tecnico, assicurazione, costi di viaggio, soggiorno e altre cosucce non proprio a buon mercato.
Riguardo gli accrediti, non è pensabile di far entrare a certi eventi cani e porci, in senso buono, “solo” perché si qualificano come fotografi professionisti o free lance specializzati. Qualche anno fa il digitale non c’era, i fotografi erano molti di meno, eppure c’era già l’esigenza di fare una selezione sulle richieste di accrediti.
E questo vale per ogni settore, a prescindere o meno che ci siano iniziative editoriali come la nostra, dedicata esclusivamente a fotografi non professionisti. Prova a chiedere un accredito alla Settimana della moda, o a una partita di serie A, e poi mi dici.
Non capisco perché spesso e volentieri devi commentare con toni che francamente non sono rispettosi del lavoro altrui in primis, e delle persone che ci sono dietro a seguire. Non è necessario essere acidi per esprimere un disaccordo.
Adolfo, perdonami se ho polemizzato nel tuo spazio.