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INVITO AL PORTFOLIO – di Sergio Magni (copia spudorata)

This entry has been published on 28 Aprile 2016 and may be out of date.
Esibizione del 2009 dedicata alle opere di Robert Mapplethorpe
Esibizione del 2009 dedicata alle opere di Robert Mapplethorpe

Alcune volte, per paura che vengono rimossi, riporto sul mio blog a mo di “cassaforte” alcune chicche come quella che vi sto presentando ad opera di Sergio Magni.

Mi perdoneranno gli amici del Circolo Fotografico Milanese se l’ho fatto ma penso che questo post vada preservato ^_^

INVITO AL PORTFOLIO – di Sergio Magni

in questi giorni parliamo spesso di portfolio in vista dell’appuntamento mensile con ospiti esterni che verranno ad analizzare i nostri lavori, quale occasione migliore per pubblicare il volantino che Sergio ci diede nel 2014?

Ho trattato in tanti modi questo argomento senza trovare – e temo sarà così anche questa sera – il modo giusto per farlo. Piccola giustificazione: è sicuramente un argomento complesso, che in più richiede un po’ di fiducia nella bontà della didattica che andrò a esporre, e la buona voglia di applicarla. Comunque ci provo.

Definizione di portfolio. Un racconto fatto di immagini.
La differenza con il racconto fatto di parole sta ovviamente nel segno scelto (immagini al posto delle parole) e nelle relative differenti capacità espressive che sono:
* Nel linguaggio concettuale delle parole, la convenzione, che è imposta dall’ ‘interno’ (struttura grammaticale o sintattica)
* Nel linguaggio contornuale della fotografia, la connaturalità, dovuta alla giustapposizione dei singoli elementi visibili, e quindi proveniente dall’ ‘esterno’, e con modalità non facili da intuire. Ma se di queste considerazioni un po’ strampalate possiamo anche fare a meno, non possiamo evitarci altre analogie o confronti, e dobbiamo decidere che per mettere insieme un portfolio fotografico occorrono cinque scelte precise. Non complicazioni concettuali, scelte precise.

1) Intenzione. Intendo realizzare un portfolio di tipo artistico, oppure realistico, oppure tematico. Mi sembrano evidenti le analogie con racconti fatti di parole, e nella ricerca di motivazioni serie: il libro giallo sarà scritto in modo diverso (argomento a parte) dal libro di fantasia, dal libro storico, dal racconto poetico, ecc. Sarà quindi l’ ‘intenzione’ a decidere il ‘modo’ con cui realizzare il mio portfolio (ci ritorno sopra tra poco) contribuendo così a renderlo credibile e comprensibile.
2) Idea centrale. L’argomento che intendo trattare, e che dovrà avere caratteristiche precise (le vedremo meglio più avanti; per ora annotiamo l’importanza di questa scelta).
3) Vicenda. Per vicenda intendo l’insieme dei singoli soggetti delle fotografie; una specie di trama, di punti fermi attorno ai quali il portfolio si sviluppa.
4) Racconto. Per racconto intendo l’insieme delle scelte operative (tempi, diaframmi, ottiche, punti di ripresa, contesti, colori) che effettuerò allo scopo di rappresentare la ‘vicenda’ in modo coerente con l’ ‘intenzione’ e con l’ ‘idea centrale’.
5) Significato. Per significato intendo ciò che voglio far capire. È il risultato dell’aver bene ‘assemblato’ le precedenti quattro scelte, il motivo per cui ho ‘scritto’ il mio racconto fatto di immagini.

Se non ci convinciamo che queste scelte sono insostituibili fattori espressivi e non ci concentriamo sulla loro validità e sulla necessità di tenerne conto, temo sarà molto difficile mettere insieme portfolio comprensibili, dove il termine ‘comprensibili’ indica l’operazione di linguaggio per cui ciò che l’autore intende comunicare risulti chiaro a livello di lettura (leggere = capire).
Non confondiamo però ‘lettura’ con ‘valutazione’. Posso leggere (e di conseguenza capire) un portfolio e poi valutarlo negativamente (la valutazione – ovviamente – seguirà un percorso particolare e diverso che non è argomento di questa serata), ma non potrò mai valutare una cosa che non ho capito. Evidenzio quindi la fondamentale importanza della ‘lettura’ come primaria funzione conoscitiva.
E per capire bene è indispensabile che il fotografo mi aiuti con le sue scelte. Voglio dire: il portfolio è di tipo realistico? A cosa serviranno sfuocati, mossi, controluce, costruzioni estetiche ordinate a forme classiche? A niente. Serviranno costruzioni estetiche di tipo ‘descrittivo’, per far vedere bene ciò che voglio realisticamente descrivere.
Il portfolio è di tipo artistico? Dovrò strutturarlo in modo che il lettore capisca il mio privilegiare la ‘rappresentazione’ rispetto al ‘rappresentato’, quindi accurate scelte compositive fatte non con l’intenzione di ‘indagare’ i miei soggetti, ma con l’intenzione di suscitare emozioni (il tipico modo espressivo dell’arte).
Il portfolio è di tipo tematico? Dovrò far capire ciò che il soggetto mi ha suggerito, ma non con una inutile, complicata e lunga didascalia simile a un’opera letteraria, ma utilizzando composizioni che rendano evidente e credibile la mia personale impronta narrativa.
Certamente queste scelte sono facili a dirsi e difficili a farsi, ma sono quelle che distinguono un portfolio significativo da uno banale.
Forse una sola parola le comprende tutte: coerenza. Decidiamo un percorso e seguiamolo – mi ripeto – con estrema coerenza, con tanta pazienza, con l’umiltà di chi vuole farsi capire. Noi possiamo destreggiarci tra le difficoltà che abbiamo scelto. Il lettore no; semplicemente non capirà. Elenco alcune considerazioni che a mio avviso vanno tenute in conto sia pure in una traccia concisa e schematica come questa:

Scritte di accompagnamento. Brevissime (e con utilizzo molto limitato di aggettivi). Se un portfolio, per essere capito, ha bisogno di tante parole, temo non sia un buon portfolio.
Possibilità privilegiate dei portfolio. 1) idea dello scorrere del tempo (le foto singole hanno solo il tempo dell’istante in cui sono state scattate). 2) portfolio che diventano ‘documentazione’ acquistando importanza di tipo storico (quindi grande attenzione al contesto che deve contribuire a valorizzare il concetto: ‘è successo così, in quel modo, quel giorno’).
Come raccontare con un portfolio. Utilizzare quattro modalità codificate che evidenziano – chiarendolo – il ‘campo espressivo’ in cui ci muoviamo:
Ciclo chiuso (un fatto raccontato dal principio alla fine);
Ciclo aperto (un fatto raccontato con cadenze libere, non legate al suo svolgimento temporale);
Analogia (situazioni presenti in una realtà sufficientemente delimitata come per esempio una città);
Contrasto (situazioni tra loro stridenti messe direttamente a confronto).
Come esprime un portfolio. Ricordare che significati si ‘aggiungono’ in base alla scelta, agli accostamenti, e quindi alla successione delle immagini.
Possibilità di utilizzare immagini scattate in precedenza. Pensiamo alle foto di viaggio. Abbiamo magari ‘mescolato’ argomenti che invece – tolti dal contesto generale e bene inseriti e riordinati in un unico argomento – consentono di ‘mettere insieme’ portfolio coerenti.
Controllo ‘peso’ delle situazioni rappresentate. Evitare squilibri tra importanza di situazioni e numero foto dedicate a ciascuna.
Controllo numero foto. Niente ripetizioni. Solo foto essenziali. Meglio un portfolio di poche immagini che faccia dire all’osservatore: ‘Già finito?’ piuttosto di uno in cui l’osservatore ritrovi situazioni già viste.
Attenzione al titolo. Solamente indicazioni utili alla comprensione (sicuramente il cosa/dove/quando; eventualmente qualche notizia in più, ma non ulteriore racconto fatto di parole).

Termino con qualche consiglio relativo alla scelta degli argomenti (ne ho accennato all’inizio elencando le cinque scelte da fare per la realizzazione di un portfolio):
* Scegliere argomenti che abbiano qualche oggettivo motivo di interesse. Bisogna avere una ‘base’ per costruirci sopra qualcosa. Costruire portfolio su basi scontate o banali è molto complicato.
* Scegliere argomenti, magari limitati, ma ben definiti. È molto difficile raccontare in un portfolio un popolo o una città: meglio raccontarne un aggettivo, una caratteristica, un singolo aspetto.
* Scegliere argomenti di cui abbiamo opinioni personali e quindi qualcosa da dire.
* Scegliere argomenti – ed è assolutamente la cosa fondamentale – che si possono sviluppare e risultare credibili attraverso il linguaggio della fotografia, cioè attraverso un linguaggio che parte dalla rappresentazione dei contorni visibili delle cose.

La teoria è per fortuna finita, adesso vediamoci alcuni portfolio. Non sono portfolio scelti come esempi da valutare positivamente nel loro significato, ma per attirare l’attenzione sulla loro eventuale chiarezza espressiva e quindi sulla facilità di lettura e comprensione.

settembre 2014

Di adolfo

Nato sulla terra e residente sulle nuvole.

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